Il vaccino antinfluenzale

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  1. Di&Gi
     
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    Il vaccino antinfluenzale





    Il vaccino influenzale è disponibile dagli anni quaranta e ha subito nel tempo progressivi miglioramenti.



    È ormai dimostrato che la vaccinazione antinfluenzale negli anziani determina una riduzione delle percentuali di ospedalizzazione dovute alle complicanze dell'influenza e riduce nei bambini l'incidenza dell'otite media acuta durante le epidemie di influenza.



    Negli adulti sani la vaccinazione diminuisce le malattie delle vie aeree superiori, i giorni lavorativi perduti e le visite per malattie respiratorie agli ambulatori dei medici di base.

    Nei giovani adulti, i vaccini attualmente disponibili hanno un'efficacia del 70-90 per cento nel prevenire l'influenza.



    Negli anziani e nei soggetti con basse difese immunitarie questa efficacia è inferiore: in questa tipologia di soggetti, infatti, il vaccino influenzale è in grado di prevenire soltanto del 30-70 per cento le ospedalizzazioni per polmonite e per influenza, anche se risulta in genere più efficace nel prevenire un decorso grave dell'influenza e l'insorgenza delle complicazioni secondarie.



    Nonostante le evidenze circa i benefici associati alla vaccinazione influenzale siano numerose, soltanto il 30 per cento dei soggetti con più di 65 anni e dei soggetti a rischio di complicanze viene vaccinato ogni anno negli Stati Uniti e nei diversi Paesi europei, Italia compresa.



    Attualmente sono disponibili:

    vaccini a base di virus interi inattivati
    vaccini costituiti da particelle virali disgregate e purificate
    vaccini costituiti dalle proteine antigeniche di superficie del virus purificate.


    La composizione dei vaccini antinfluenzali inattivati viene determinata ogni anno in base alle caratteristiche antigeniche dei virus influenzali isolati dalla rete di sorveglianza mondiale coordinata dall'Organizzazione mondiale della sanità.



    Il vaccino antinfluenzale inattivato è molto immunogeno, cioè stimola un'abbondante produzione di anticorpi nei giovani adulti ed è meno efficace negli anziani, nei bambini e negli individui con malattie croniche o nei soggetti immunodepressi. La massima concentrazione di anticorpi nel sangue dei soggetti immunizzati viene raggiunta dopo 8-9 giorni dall'avvenuta immunizzazione.



    I vaccini che contengono solo alcuni componenti virali sono più indicati per l'immunizzazione di bambini, di soggetti asmatici e di soggetti che abbiano presentato evidenti fenomeni di reazione allergica in occasione di precedenti vaccinazioni con vaccino antinfluenzale intero.









    Dieta e influenza





    L’influenza modifica le spese energetiche, proteiche e idriche a causa della febbre.

    Quest’ultima, infatti, aumenta il metabolismo e di conseguenza il consumo di proteine, mentre il dispendio idrico risulta maggiore a causa della sudorazione.

    Nel caso in cui la sudorazione sia particolarmente abbondante anche il bilancio elettrolitico, in particolare quello del sodio, può diventare negativo.



    La dieta deve fornire soprattutto acqua, sali, carboidrati e proteine. Sono molto indicate le spremute di agrumi che, oltre a reintegrare le perdite idriche, apportano una buona quantità di vitamina C, per stimolare le difese immunitarie.


    Per combattere l’inappetenza, che spesso si associa alle sindromi influenzali, si può ricorrere all’uso dei frullati di frutta, delle bevande zuccherate, delle carni bianche e delle composte di purea.
    È importante bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, per controbilanciare le perdite idriche dovute alla sudorazione.
    È consigliato frazionare l’alimentazione in piccoli pasti, per distribuire l’apporto proteico, la cui digestione provoca un’elevata spesa energetica sotto forma di calore, che può creare ulteriore disagio al paziente.


    È opportuno non saltare mai un pasto per non peggiorare il bilancio metabolico negativo.
     
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