Cane....come educarlo :)

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  1. Di&Gi
     
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    Consigli per l'educazione del cane

    L'addestramento è un passo necessario per mantenere i cani come animali domestici. I cani, specialmente quelli di grossa taglia, devono essere obbedienti o quantomeno controllabili.
    Oltre alla loro naturale condiscendenza nei confronti di chi li nutre, i cani, in quanto animali da branco, presentano istinti naturali che ne favoriscono l'addestramento. Questi istinti si manifestano principalmente nel desiderio di compiacere un capo. Ciò fornisce all'addestratore un indubbio vantaggio nel modellare il comportamento di un cane.
    Sebbene i cani possano essere addestrati per svolgere compiti particolarmente complessi, come le operazioni di salvataggio o numeri da circo, ci sono elementi di educazione cinofila che ogni cane dovrebbe apprendere a beneficio di sé stesso e del suo proprietario.

    Chi educa un cane?

    Ci sono molti professionisti nel campo dell'educazione cinofila (potete trovarli nelle nostre Pagine Gialle), ma non è sempre corretto definirli addestratori perché la maggior parte di loro in effetti insegna ai proprietari di cani ad educare il proprio animale. In effetti i migliori risultati finali si ottengono quando un cane viene addestrato dalla persona alla quale dovrà poi ubbidire. Per questo chiunque dovrà gestire l'animale dovrebbe essere coinvolto nella sua educazione, perché il cane dovrebbe essere ubbidiente nella stessa misura a qualsiasi membro della famiglia. Addirittura, se ritenete di rivolgervi ad un amico vicino di casa per custodire il cane in vostra assenza, dovreste coinvolgerlo almeno nell'apprendimento dei comandi più elemantari come "vieni" e "seduto".
    E' importante che l'educatore ed il cane frequentino insieme un corso di addestramento cinofilo, per imparare meglio l'uno dall'altro e soprattutto capire come lavorare insieme. Le persone inesperte di educazione cinofila spesso ritengono che i cani conoscano istintivamente comandi di base come "seduto" e "terra", e sono perciò eccessivamente duri quando un cane non gli obbedisce immediatamente; è importante perciò per i novizi dell'educazione cinofila scoprire ciò che i cani sanno e ciò che devono imparare e il modo in cui apprendono.

    L'educazione e la vita di un cane

    L'addestramento inizia virtualmente alla nascita di un cane. I cani che sono accuditi da persone nelle prime otto settimane di vita sono generalmente più adatti ad essere addestrati e a convivere con il proprietario nella sua stessa casa.
    Dopo queste età, e fino alle 14 settimane, il cane è pronto ad affezionarsi ad un nuovo proprietario. Anche un cane adulto può legarsi ad un nuovo padrone, ma la situazione ideale per educare un cane è di crescerlo fin da cucciolo. Con qualsiasi razza, è possibile educare facilmente i cuccioli, e in tal caso il cane rimane sottomesso e mantiene il rispetto per le persone anche quando è cresciuto completamente. Un cane adulto che non sia stato educato può diventare più difficile da gestire.
    L'età minima per seguire un corso di addestramento vero e proprio, nel senso di seguire un corso per sviluppare comportamenti specifici, è compresa fra i tre e i sei mesi. Tuttavia è opportuno iniziare ad abituare il cane ai comandi fin dalle prime settimane di vita durante il gioco.
    La maggior parte delle tecniche di addestramento si imperniano sul fare complimenti e festeggiamenti quando il cane ubbidisce e rifiutarglieli quando non esegue i comandi. Il comando "no", pronunciato in modo secco e con risolutezza, è fondamentale per far capire al cane quali comportamenti non deve tenere. Scacciare il cane o rinchiuderlo in una stanza o in un recinto, non è invece molto efficace come punizione. Qualche schiaffo o sculacciata può essere utile quando il cane manifesta comportamenti esagerati con i denti o le zampe, non è un'inutile crudeltà.

    I comandi vocali

    Un tono di voce autoritario è fondamentale per ottenere l'obbedienza di un cane.
    Ciò può apparire troppo arrogante e duro a chi non ha avuto precedenti esperienze con un cane, ma è un dato di fatto che i cani rispondono meglio a questo stile di comandi. Invece per interazioni più piacevoli, quali complimentarsi col cane, dargli dei bocconi, o il gioco, è utile un tono di voce più acuto, ma per ottenerne l'obbedienza, sembra più efficace l'equivalente umano di un abbaio.
    Il nome del cane è un componente fondamentale dei comandi che gli si rivolgono.
    All'inizio dell'addestramento è infatti opportuno anteporre il nome del cane al comando vero e proprio. "Jack, vieni!" risulta più autorevole a un cane di nome Jack di un semplice "vieni".
    Una volta che il cane è addestrato non è necessario usare il suo nome ogni volta, ma quando viene usato, aggiunge comunque autorevolezza al comando.

    Conclusioni

    E' molto più piacevole vivere con un cane ben educato che con uno che fa sempre di testa propria. Non è difficile impartire a qualsiasi cane un'educazione minimale che permetta di averlo sotto controllo. Basta conoscere degli elementi di psicologia canina e qualche tecnica di addestramento che chiunque può imparare.
    In Italia operano centinaia di educatori cinofili e vengono organizzati corsi da moltissimi centri cinofili. L'educazione deve iniziare fin all'inizio della vita del cucciolo, anche semplicemente giocando con lui. Premi e rimproveri sono sufficienti per far capire al cane cosa ci aspettiamo da lui, ma quando esagera una sculacciata non può fargli che bene.
    Educare un cane non solo è un dovere di ogni proprietario responsabile, ma anche un'esperienza che rafforzerà moltissimo il rapporto con il nostro cane.


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    Educare il proprio cane


    L'educazione del cane è utile e necessaria per una buona e piacevole convivenza con il proprio gruppo familiare e per il suo legittimo inserimento nella società degli umani.
    Così come gli umani devono sottostare ad alcune fondamentali regole comportamentali per essere accettati dalla società, così anche i cani dovrebbero, nel limite delle loro caratteristiche, adattarsi alla vita dei loro padroni.
    L'educazione non è finalizzata all'umanizzazione del cane, bensì ha lo scopo di portare il cane a convivere con l'uomo, in modo da avere abitudini che non interagiscano negativamente con il mondo circostante.

    Come si educa un cane?
    In che modo si stabilisce un rapporto uomo-padrone?

    I cani sono animali sociali e gerarchici, come i loro antenati lupi:questo significa che tendono a vivere in gruppo, cioè in famiglia (che funge da branco) e all'interno di questo gruppo stabiliscono una gerarchia.
    Tra i lupi, il soggetto dominante diventa il capobranco ottenendo in tal modo la sottomissione e l'obbedienza di tutti gli altri membri del branco.
    Nel caso del cane che vive in famiglia, il gruppo è costituito da tutti gli elementi della stessa, per questo nella scala gerarchica tutti i membri dovrebbero essere dominanti nei confronti del cane in modo da ottenere l'obbedienza.
    La regola che stabilisce chi deve occupare quale gradino in natura, è la legge del più forte non solo a livello fisico ma anche intellettivo, la legge che permette la continuazione della specie, la legge che emargina gli elementi malati o incapaci di lottare a favore dei soggetti più adatti alla conduzione del branco.


    Normalmente il cane trovandosi in posizione di inferiorità rispetto all'uomo, può obbedire spinto da motivazioni differenti; vediamo quali:

    Per imposizione:
    quando il cane si sottomette al padrone perchè teme la sua ira e la sua violenza, fisica o morale. Esegue gli ordini malvolentieri come risposta di difesa passiva e reprime la sua volontà di ribellione solo perchè si rende conto di essere l'elemento più debole. E' la situazione tipica dei cani che, come reazione ad un sopruso, fuggono o alla peggio si rivoltano per esasperazione.
    E' da considerarsi la forma peggiore.

    Per inibizione:
    il cane, in quanto inibito, accetta l'autorità senza discussioni ed indipendentemente dai meriti o dalle qualità del padrone.
    Esegue gli ordini di tutti gli umani in modo approssimato con la coda fra le gambe, a volte persino strisciando. Soffre le richieste del padrone al di la dalle sue intenzioni e dal tono di voce.


    Per convenienza:
    quando il cane, al fine di raggiungere uno scopo (premio), accetta la supremazia del padrone come mezzo per ottenere un profitto. Risponde agli ordini in modo preciso come un soldatino dimostrando gioia durante la loro esecuzione.
    Dimostra partecipazione nei momenti di bisogno, rifiutando l'autorità del padrone quando questi non è necessario al suo benessere.

    Per praticità:
    quando il cane accetta di buon grado l'autorità del padrone in quanto riconosce in lui la figura protettiva del capo branco.
    In tal caso il cane esegue gli ordini diligentemente perchè così facendo risponde degnamente al suo ruolo, contribuendo a mantenere saldo l'equilibrio sociale del gruppo.
    Questa è da considerarsi la forma migliore dove padrone e cane si intendono rispettandosi a vicenda.


    educare il proprio cane

    Un cane ubbidiente è un cane che non da problemi in nessuna occasione: questo è possibile a patto che sia abituato ad ascoltare sempre il suo padrone, deve cioè obbedire sempre e in modo assoluto, in modo da essere gestibile nelle circostanze più difficili.
    Un buon padrone di cane è quell'umano che si comporta come un buon padre di famiglia, è protettivo e attento alle esigenze del proprio cane, ed è in grado di educarlo con opportuna intransigenza e coerenza: se un'azione non è ammessa, bisogna che sia sempre proibita.
    Facciamo un esempio: se non vogliamo che il nostro cane rubi la nostra succulenta bistecca non dobbiamo permetterglielo MAI, e sgridarlo ogni qualvolta si avvicini al nostro piatto; mantenere la coerenza è davvero molto importante, in caso contrario l'autorità del capobranco verrebbe messa in discussione, vanificando gli sforzi fatti.

    Come si ottiene l'obbedienza del cane?
    Le modalità con cui si può avere un cane obbediente sono generalmente due: l’autoeducazione e l’addestramento, anche se oggi viene riconosciuto come terzo metodo quello dell'educazione.
    Ma vediamo nel dettaglio queste tre definizioni:

    Autoeducazione
    Significa propriamente che un cane si comporta in modo tale da essere premiato.
    Un cane "viene autoeducato" attraverso un rinforzo positivo a seguito di un suo naturale comportamento gradito; per esempio se il cane si siede spontaneamente il padrone deve immediatamente associare a tale comportamento un gesto o una parola, (seduto), e poi un premio.
    In questo modo un suono e/o un gesto verranno associatidal cane all'azioneche sta compiendo, e i suoni ed i gesti generati con costanza nel tempo si trasformeranno in stimoli e, al loro riproporsi, il cane metterà in atto il comportamento corrispondete come riflesso condizionato.

    Addestramento
    Significa rendere abile il cane, cioè capace di avere reazioni precise a specifiche situazioni.
    Spesso sono i padroni a scegliere le reazioni che il cane deve avere, senza chiedersi se il cane è felice. In alcune occasioni e per discutibili usi il cane viene addestrato a reazioni e a comportamenti atti a soddisfare unicamente le voglie del padrone.

    Educazione
    Significa correggere il comportamento di un cane, cioè renderlo in grado di reagire alle situazioni quotidiane in modo coerente e consono alla società.
    L'educazione del cane lo mette in condizioni di essere inserito, ben accetto alla società e più gestibile dal proprietario.
    Ad esempio se un cane passeggia educatamente in mezzo alla gente è ben accetto perciò, non creando problemi, il padrone lo porterà fuori spesso e volentieri.
    Un cane ben educato mette in risalto un padrone altrettanto ben educato e rispettoso degli animali e del prossimo.



    La psicologia del cane



    Nell'educazione del nostro amico a quattro zampe è fondamentale tenere presente la sua psicologia: perchè anche i cani, come gli uomini, hanno una loro psicologia, ed è fondamentale conoscerla.
    Bisogna infatti sapere che molti problemi del rapporto cane - padrone sono il frutto di reciproche incomprensioni: l'uomo non riesce a capire perchè il suo cane non ubbidisce e il cane non si spiega le bizzarrie del padrone.
    Quindi il primo passo da fare per poter interagire e comunicare correttamente col nostro cane è quello di imparare il suo linguaggio e di capire come insegnargli il nostro.
    Poste le basi della comunicazione sarà più semplice educare il nostro cane in modo corretto ed efficace.
    Ma come comunica il nostro cane?
    Ovviamente non parla ma molti sono i segnali con cui il nostro cane comunica....vediamoli nel dettaglio.

    Postura del corpo
    Il modo più efficace e immediato per comprendere le intenzioni di un cane è quello di prestare attenzione alla sua postura, alla sua mimica facciale, al suo atteggiamento.
    Comprendere il linguaggio del cane è importante per tutti, anche per chi un cane non ce l'ha ne mai l'avrà, perchè ormai le città sono piene di cani e inevitabilmente si viene a contato con uno di loro e spesso non si sa come comportarsi.

    Odori
    L'olfatto è sicuramente il senso più importante per il cane e per questo riveste un ruolo fondamentale nella comunicazione anche se spesso non ce ne rendiamo conto.
    Il cane riconosce i propri simili annusandoli, riconosce le persone annusandole, ne comprende le emozioni e gli stati d'animo sempre annusandole e marca il proprio territorio attraverso l'urina e raspando il terreno con le zampe posteriori: entrambi sono forti segnali odorosi per gli altri cani.
    Due cani sconosciuti che si incontrano si annusano la testa i fianchi e infine l'area ano-genitale: è come se si presentassero.
    Il cane vive in un mondo di odori che noi nemmeno immaginiamo! Quando rientriamo a casa il nostro cane ci viene a dare il benvenuto e mentre noi raccontiamo agli altri bipedi cosa abbiamo fatto, dove siamo stati e chi abbiamo incontrato il nostro cane, non capendo nulla di ciò che diciamo, ricava quelle stesse informazioni standoci col naso incollato addosso.


    Vocalizzi
    La varietà di vocalizzi prodotti da un cane sorprende perchè normalmente si pensa che il cane si limiti ad abbaiare o a ringhiare o a guaire e si ignora che ci sono invece diversi tipi di ringhio, diversi tipi di abbaio e diversi tipi di guaiti.

    Vediamoli:


    - RINGHIO:
    il cucciolo comincia a ringhiare già a due settimane di vita.
    Il significato più noto del ringhio è quello di minaccia, un avvertimento e solitamente è accompagnato da una retrazione delle labbra per mettere in mostra i denti ed essere così più minaccioso.
    Solitamente si pensa che il cane ringhi solo per minacciare, mentre spesso lo fa per giocare: ovviamente è un ringhio diverso, mai con i denti in mostra, che solo con un po' di esperienza si impara a distinguere da quello di minaccia. Certo il contesto e le posture del cane aiutano anche i neofiliti a distinguere rapidamente un ringhio di minaccia da uno giocoso.

    - ABBAIO:
    è sicuramente il primo verso che viene in mente pensando ad un cane. Può avere moltissimi significati: può servire per richiamare l'attenzione del branco (famiglia) e avvisarlo di una presenza inquietante, per tenersi in contatto con gli altri membri del branco (cani da muta), per invitare al gioco,... ognuno di questi abbai ha sfumature diverse che con l'esperienza imparerete a distinguere.
    Ci sono inoltre cani più predisposti all'abbaio di altri: i segugi, per esempio, sono cani che sono stati selezionati per lavorare in muta e quindi, per tenersi in continuo contatto con tutti i membri, abbaiano con forza ed insistenza; i terrier e gli spitz sono notoriamente cani allarmisti con una soglia di reazione piuttosto bassa, cioè è sufficiente un minimo stimolo perchè inneschino il comportamento di risposta, l'abbaio.
    Diversamente da ciò che si potrebbe pensare i cani da guardia e da difesa spesso non sono degli abbaioni: abbaiano solo quando sentono davvero minacciati, i primi, il loro territorio e, i secondi, il loro branco (famiglia) e non scattano per ogni piccolo rumore come i cani allarmisti.

    - ULULATO
    : verso tipico del lupo è invece abbastanza raro nei cani, più comune tra i cani nordici.
    Nei lupi ha significato di coesione sociale, ma nei cani è solitamente associato a stress: di norma un cane ulula quando si sente solo e vuole attirare l'attenzione.

    - GUAITO:
    è la tipica espressione di dolore.
    Questi sono solo i principali versi di un cane, ma in realtà il loro vocabolario è decisamente più ampio: ci sono anche uggiolii, brontolii, sbuffi, solo per citarne qualcuno.

    Parole
    I cani non conoscono il significato delle nostre parole e quindi dovremo essere noi a insegnarglielo.
    Un cane nell'arco della sua vita può imparare molte parole, in modo particolare se vive in casa, a stretto contatto con la famiglia: alcuni termini, come seduto, no, fermo,... sono dati dall'educazione, ma molti altri li imparerà osservandoci, sentendoci parlare e studiandoci in ogni momento.
    Dovremmo sempre ricordare che il cane si sforza ogni istante di assecondarci e se non riusciamo ad ottenere ciò che gli chiediamo è, quasi sempre, per un nostro errore: forse non gli abbiamo fatto capire cosa vogliamo, forse le nostre richieste sono eccessive o forse c'è qualche altro problema che impedisce al cane di ubbidire... le ragioni possono essere diverse.
    Sebbene molti cani capiscano realmente la singola parola, spesso il nostro amico coglie più il tono di voce, la cadenza, il ritmo con cui pronunciamo quello specifico comando che non la parola stessa: i cani sono molto più sensibili alle espressioni del nostro volto, all'intonazione, ai nostri gesti e addirittura all'odore che emaniamo piuttosto che alla singola parola o al discorso che stiamo facendo.
    E' per questo che è molto importante usare sempre lo stesso tono per dare un comando al cane, almeno durante la fase di apprendimento dell'ordine stesso: imparerà più velocemente.
    Ma è ovvio che non possiamo aspettarci queste reazioni da un cucciolo appena arrivato in casa, spaesato e che ancora non capisce una sola parola di ciò che gli diciamo, ci vorrà tempo e pazienza!
    Quando il nostro cane non risponde a un comando che crediamo di avergli insegnato non arrabbiamoci, non cominciamo a innervosirci e a urlare: probabilmente il povero cane non ha realmente capito cosa noi vogliamo da lui quando pronunciamo quell'incomprensibile parola.
    Non sa come comportarsi e si sente mortificato vedendovi arrabbiati perchè non riesce a capire cosa stia facendo di così terribile da suscitare le ire del suo padrone e nel peggiore dei casi non sapendo proprio come calmarvi si butterà a pancia in su: è un segno di sottomissione con cui il cane comunica di riconoscere la nostra autorità, di non metterla in discussione e ci invita a non fargli del male perchè è un essere innocuo.
    E' ovvio che il nostro cane comincerà a pensare che siamo imprevedibili e illogici, che siamo irascibili e squilibrati perchè ci arrabbiamo senza ragione: ricordiamoci che il cane non ha affatto capito il motivo della nostra rabbia perchè ai suoi occhi lui non ha fatto nulla di male! Così perderà fiducia in noi e il nostro rapporto con lui ne risentirà sicuramente.




    Gesti
    Come abbiamo già visto, i cani comunicano con i propri simili attraverso vocalizzazioni, ma soprattutto tramite le diverse posture del corpo e per questo sono molto recettivi ai nostri gesti, alle espressioni, ad ogni piccolo movimento.
    Per questo può essere utile accompagnare il comando vocale a gesti: l'apprendimento sarà più rapido e anche quando il comando vocale sarà appreso quello a gesti potrà comunque tornare utile se, ad esempio, il cane può vederci ma non sentirci, può sempre servirci per enfatizzare il comando vocale, o, ancora, può rivelarsi indispensabile qualora il cane, divenuto anziano, non senta più.
    E' inoltre possibile addestrare il cane a rispondere solo ai comandi a gesti, invece che a quelli vocali: se questa scelta si può rivelare poco pratica per un cane normale nella vita di tutti i giorni, perchè implica necessariamente che il cane ci guardi per potergli dare un comando, è invece importantissima per i cani sordi ai quali, per ovvie ragioni, non possono essere insegnati i comandi vocali.
    Stati d’animo
    Tutti noi avremo sicuramente avuto modo di notare come i cani siano sensibili ai nostri stati d'animo che riescono a percepire attraverso le nostre espressioni, i nostri movimenti ed il nostro odore.
    Spesso i cani si fanno parecchio influenzare dallo stato d'animo del padrone e si comportano di conseguenza, così se il padrone e nervoso e agitato lo sarà anche il cane, mentre se il padrone è tranquillo e sereno il cane si convincerà che non c'è nulla da temere e che può rilassarsi.
    Tutto questo risulta molto importante anche ai fini dell'educazione e dell'addestramento del cane: se, ad esempio, vogliamo insegnare il richiamo al nostro cane, ma siamo nervosi e irritabili, per quanto ci sforziamo di sembrare gioiosi e amichevoli, il cane avvertirà dalla nostra mimica facciale e dal nostro odore la tensione che in realtà abbiamo addosso e sarà più sospettoso, meno disponibile a tornare da noi. Insomma insegnare qualcosa al nostro cane diventerà più difficile e magari ci capiterà di perdere la pazienza e di fare qualche errore.
    Il problema è però che spesso non riusciamo a renderci conto di trasmettere al cane segnali contraddittori: gli diamo comandi in un senso, ma emotivamente gli trasmettiamo l'opposto.
    Magari siamo per strada col nostro cane al guinzaglio e incontriamo un vecchio amico che non vediamo da tempo, un amico dai modi un po' bruschi, dall'aspetto imponente che si avvicina per salutarci. Il cane può, per errore, considerare l'amico come un pericolo e abbaiare e noi prontamente mettiamo il cane in obbedienza, gli diamo un comando per fargli capire che non è un pericolo e che abbiamo la situazione sotto controllo, ma siamo un po' preoccupati, non ci aspettavamo una reazione del genere e così accorciamo il guinzaglio per avvicinare il cane e sentirlo più sotto controllo, il guinzaglio si tende e questo fa preoccupare il cane che sicuramente sente la nostra tensione, capisce che c'è qualcosa che ci turba e questo aumenta anche la sua di preoccupazione: se il capobranco (padrone) è agitato ci deve essere qualcosa di pericoloso e così l'abbaio riprende, magari si fa più insistente e minaccioso.

    Soprattutto quando lavoriamo col nostro cane dobbiamo essere tranquilli e rilassati, concentrati su ciò che stiamo facendo, mai tesi o nervosi: se un giorno è andato tutto male, siamo stanchi e irascibili per la pessima giornata e non riusciamo a chiudere stress e tensioni fuori dal campo di addestramento, lasciamo perdere e rimandiamo al giorno dopo: non rischieremo di perdere la pazienza e fare qualche stupido errore.
    Per comunicare correttamente col nostro cane dovremo quindi essere molto attenti anche ai nostri stati d'animo e capire che non è sufficiente concentrarsi su cosa vogliamo dire al cane, ma anche su come glielo diciamo e sopratutto su come il cane sta recependo i nostri comandi!



     
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