di cani e gatti morti dopo aver ingerito i cosiddetti bocconi avvelenati

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  1. Di&Gi
     
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    Decine di cani avvelenati,
    allarme dei veterinari
    La zona più colpita è tra San Bartolo e Madonna dell'Albero. "Impotente davanti all'agonia del mio fedele amico", ha detto Serena, una delle tante padrone di cani avvelenati



    Ravenna, 23 ottobre 2009 - Sono decine le segnalazioni arrivate ad associazioni animaliste come l’Enpa di cani e gatti morti dopo aver ingerito i cosiddetti bocconi avvelenati. I casi di animali domestici fanno più clamore, perché i padroni sempre più spesso segnalano un fenomeno che non accenna a diminuire.

    Ma anche volpi, mustelidi, corvi, rapaci e altri animali selvatici sono ignari obiettivi di coloro che criminalmente disseminano esche e polpette avvelenate nonostante questa pratica sia vietata dalla legge. «E’ un fenomeno che è sempre esistito e che è difficile riuscire a debellare perché è difficile riuscire a individuare la persona che getta l’esca avvelenata — spiega Carlo Locatelli, presidente dell’Enpa di Ravenna —. Nel corso degli anni abbiamo ricevuto decine di segnalazioni, anche quest’anno il fenomeno non accenna a diminuire. Il periodo peggiore è quello dell’autunno-inverno, non a caso in concomitanza con la caccia e della raccolta del tartufo.

    Diverse segnalazioni ci sono arrivate dal Lughese e, ultimamente molte anche dalla zona di San Bartolo».
    E, infatti, l’ultimo caso, segnalatoci da una nostra lettrice, è avvenuto domenica 4 ottobre proprio nelle campagne tra San Bartolo e Madonna dell’Albero, zona Vicolo del Merlo.

    «Abbiamo assistito inermi all’agonia e alla morte del nostro cane avvelenato da un boccone esca gettato in un campo — racconta Serena —. Possibile che non si possa fare nulla per fermare questi criminali?. La veterinaria che si è occupata del cane di Serena, Silvia Cardinelli dell’ambulatorio veterinario di Madonna dell’albero, conferma l’escalation di avvelenamenti nella zona: «Negli ultimi mesi mi sono già arrivati due cani morti, cinque non ce l’hanno fatta neanche ad arrivare in ambulatorio. E poi c’è chi non segnala e seppellisce direttamente l’animale». Ingrediente letale delle polpette avvelenate, spiega la veterinaria, sono solitamente organofosforici, sostanze antiparassitarie utilizzate in agricoltura. «L’animale — spiega la dott.sa Cardinelli — muore dopo atroci sofferenze e convulsioni per arresto cardiorespiratorio».


    In seguito all’ordinanza ministeriale del 18 dicembre 2008, i veterinari sono tenuti a conferire i resti dell’animale all’Ausl che li invia all’istituto zooprofilattico di Lugo per l’analisi tossicologica. Le segnalazioni dovrebbero essere fatte anche nel caso in cui l’animale sopravviva al fine di tenere monitorato l’andamento del fenomeno. La scorsa settimana in Regione c’è stato un incontro con i presidenti degli ordini veterinari delle varie province per fare il punto su un fenomeno che affligge tutta l’Emilia Romagna, in particolare le zone di Parma e Piacenza.

    «La Regione — spiega il presidente dell’Ordine dei veterinari di Ravenna, Giovanni Cottignoli — chiede di segnalare anche i casi di avvelenamento con guarigione per mappare le zone più a rischio. Su questo è importante sensibilizzare i veterinari. In ogni caso, è emerso che il Ravennate non è una delle zone della regione più colpite». Le reali dimensioni del fenomeno sono comunque difficili da definire, sia perché molti padroni non denunciano sia perché ad essere colpiti sono soprattutto animali selvatici che nessuno reclama. «E’ una pratica pericolosa anche per gli uomini — sottolinea il presidente dell’Enpa ravennate —, soprattutto per i bambini che possono raccogliere questi bocconi».


    di Alessia Gozzi
     
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0 replies since 25/10/2009, 09:38   83 views
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